Daniele Lamuraglia

TEATRO DEL PRESENTE

La cura di sé con gli altri

 

 

 

 

Premessa

Il teatro fin dall’antichità ha svolto una funzione equilibratrice delle tensioni psichiche, sia a livello
individuale che collettivo. Nuovi studi scientifici rilevano un recente risveglio delle attività teatrali
nella cura delle moderne malattie dell’anima, ed un sempre più frequente utilizzo che ne
sperimentano gli stessi operatori sociali e sanitari nella loro professione.

Le cause di questa straordinaria potenzialità del teatro sono state analizzate ed espresse da filosofi,
psicologi, antropologi, e dagli stessi maestri di teatro.

Il teatro consente un distacco dalla realtà e la sua riproposizione nella forma di una finzione
codificata da una serie di regole. Si mette dunque in gioco la propria identità e il proprio ruolo nel
mondo, aprendosi ad un prezioso dialogo con se stessi e con gli altri.

È noto come l’Arte sia uno strumento che consente di sublimare le proprie pulsioni e i propri
conflitti: grazie ad un sistema di segni l’artista trasferisce i suoi travagli interiori nell’opera.

Il teatro è un’arte che coinvolge tutte le dimensioni della persona, dall’aspetto psichico a quello
fisico: la parola è legata al corpo, l’oralità alla gestualità. I tormenti intimi, le emozioni, i
sentimenti, quelli propri e quelli degli altri, vengono rivissuti dall’interezza della persona.

La psicanalisi è nata come ricerca per la cura della malattia mentale, ed ha finito per divenire uno
strumento proficuo per recepire ogni tipo di esperienza umana. È dalle situazioni oltre il limite che
ha costruito gli strumenti per gestire anche la quotidianità. Il confine tra follia e normalità è stato
sempre al centro della sua riflessione, così come accade per il teatro.

La relazione fra reale e immaginario, o fra verità e illusione, è una questione centrale della
psicologia così come rappresenta una sfida costante per il teatro.

Il teatro è in grado di affrontare situazioni che fuoriescono dalle norme, mettendone in luce gli
aspetti disgreganti ma anche quelli creativi e innovativi: una disabilità nel reale può trasformarsi in
una abilità nell’immaginario. Ciò che “non funziona” nella vita trova il suo valore d’espressione nel
teatro.

Sono frequenti i casi di sostituzione progressiva di psicofarmaci con laboratori di teatro, e
all’immobilismo corporeo del lettino dello psicanalista che lavora sulla parola, spesso si aggiunge la
comunicazione attraverso il gesto e il movimento propri dell’attività teatrale.

La via del Teatro del Presente

Questa idea di Teatro non è quella che siamo abituati a conoscere, ma trae il proprio significato
andando a riscoprire l’essenza stessa della teatralità, prima e al di là che assumesse via via delle
forme storiche.

Sgomberiamo quindi il significato di teatro da una tradizione che lo vuole solo caratterizzato da
attori, autori di testi, registi, scenografi, costumisti, musicisti, e tecnici vari. Questa è una nobile
tradizione, ma il teatro non è solo questo.

Nella sua essenza il teatro è uno spazio fisico delimitato in due zone, nel quale in una zona è
possibile esprimere con ogni mezzo qualunque messaggio all’altra zona nella quale si riceve il
messaggio.

La prima zona è quella della “Rappresentazione”, l’altra è quella della “Percezione”.

La zona della Rappresentazione ha un suo linguaggio che funziona se si possiedono gli elementi
grammaticali di base, e dunque una parte del percorso sarà dedicata alla conoscenza di questo
codice.

Accanto a questo studio della forma e della tecnica teatrale, l’altra parte del percorso si occupa del
contenuto, ovvero del messaggio che è possibile costruire ed esprimere.

A questo punto emerge l’altra specificità di questo teatro: esso non è fatto per realizzare le idee di
qualche artista, ma è pensato per esprimere artisticamente il messaggio di chiunque.

Il messaggio di questo teatro dischiude le porte all’esperienza interiore, ai propri desideri e le
proprie paure, alle aspirazioni e ai traumi, ad ogni emozione che per propria scelta ognuno vuole
condividere.

Ognuno sarà messo nella condizione di raccontare ciò di cui sente più il bisogno, e spesso anche di
ciò che non pensava di saper o voler raccontare. Ognuno sperimenterà gli strumenti per comunicare
teatralmente, a partire dalla scrittura, per passare dalla propria voce, il proprio corpo, le proprie
musiche, gli oggetti e la scena di cui si sentirà la necessità.

LE FASI

Il laboratorio è diviso in diverse fasi, che accompagnano il percorso personale di ognuno e del
gruppo nel suo insieme.

La “fase” è un tempo non definibile secondo gli orari degli incontri, può durare uno o più incontri,
finché non si avverte l’esigenza di passare alla fase successiva.

Ogni fase non viene mai superata definitivamente, ma arricchisce le fasi successive, le rende
possibili, vi si intreccia e si può riaprire ogni volta.

PRIMA FASE: Conoscersi reciprocamente e esprimere forti impressioni

Fin dal primo incontro, e in seguito in ogni fase, si spiega in modo semplice e comprensivo qual è il
senso del laboratorio, e in cosa consiste questa idea e pratica del Teatro.

Il significato completo di tutti i passaggi si comprenderà via via nel momento in cui vengono messi
in pratica, ma spiegare anticipatamente è un modo per far capire sia la direzione di fondo che la
limpidezza del cammino.

Nella prima fase ci si conosce reciprocamente, seguendo i tempi della riservatezza, del pudore, della
timidezza, di ognuno. E si cominciano ad esprimere alcune “cose” che hanno colpito o colpiscono
di più, alcuni eventi o situazioni che provocano alla singola persona le emozioni maggiori, o alcuni
sogni e aspirazioni.

Segniamo su carta, tracciamo la memoria di quel che avviene, e si prosegue.

SECONDA FASE: Improvvisazione e creazione dei personaggi

Dopo aver spiegato il percorso, essersi un po’ conosciuti, aver espresso alcune impressioni personali
sulla vita, si enuclea insieme un ambiente e una situazione: potrebbe essere un treno, un aeroporto,
un salotto, una scuola, una strada, ecc.. La scelta scaturisce in modo naturale dall’incrocio delle
testimonianze personali di ognuno.

Inseriti in questo contesto di vita, si iniziano ad improvvisare dei dialoghi, delle azioni e
controreazioni, basati sul fatto che si è completamente liberi di avere qualunque posizione.
Quindi c’è una specie di azzeramento di se stessi e del personaggio che nella vita “indossiamo”
abitualmente, in favore della sperimentazione di un nuovo atteggiamento e quindi nuovo
personaggio che desidereremmo provare ad essere, che può essere a questo punto “buono” o
“cattivo”, “simpatico” o “antipatico”. Succede proprio in modo analogo a quanto avviene per uno
scrittore, quando si trova di fronte alla pagina bianca di un libro: decide una storia, un contesto, e da
questo emergono dei personaggi.

A differenza del teatro tradizionale dove i personaggi ci vengono attribuiti da un’altra persona (che è
il regista), in questo teatro il personaggio viene incontro dai propri desideri e dalle proprie
aspettative, per invitarci a reinventare un’altra vita che non avevamo ancora vissuto.

TERZA FASE: Lo schema e la trama

Per poter vivere, un personaggio ha bisogno di una storia, come un pesce dell’acqua.
Raccogliendo l’esperienza delle due prime fasi, a questo punto si cerca di far emergere uno schema
di fondo di quella che sarà la storia, che possa fare da anello di confluenza tra i diversi personaggi
del gruppo. Per fare un esempio, in ogni testo classico esistono molti personaggi, e a dar loro vita e
a tenerli insieme è il nucleo di un’azione dalla quale scaturiscono altri eventi secondari. Il caso più
celebre, e fondamentale anche per la psicanalisi, è l’Edipo Re, dove il protagonista uccide il padre
per giacere con la madre.

Ognuno dei personaggi entra in relazione con quello schema e grazie ad esso mette in luce il
proprio carattere e la propria interiorità.

QUARTA FASE: Le prove e la messa in scena

A questo punto ci siamo conosciuti, abbiamo tirato fuori alcune cose importanti, abbiamo creato dei
personaggi, uno schema di fondo e una storia. Abbiamo scritto ognuno degli appunti e volendo delle
storie, e tutti insieme si è scritto un copione, il testo della nostra storia collettiva, fra l’immaginario e
il reale. Senza mai smettere di aggiungere tutti questi aspetti, possiamo cominciare a fare le prove
teatrali di quel che abbiamo costruito.

Ecco che si apre la fase nella quale s’imparano i codici di base del teatro, della recitazione, della
messa in scena.

Si cercano insieme le musiche, i costumi, gli elementi scenici, che ci sembrano più appropriati a
rappresentare la nostra storia.

Ogni singola persona ha moltiplicato la sua energia: è parte di un gruppo che rappresenta una storia.
Siamo pronti per presentarci di fronte agli altri, e mettere in scena il nostro spettacolo.