Teatro del Legame

in collaborazione con
Comune di Firenze – Assessorato all’accoglienza
ARCI Toscana
Amalipe Romanò
RVS

presentano

 

 

 

LE DANZE DI BILLY E DIJANA

testo e regia Daniele Lamuraglia
con Dijana Pavlovic e Arben Mustafà (Billy)
coreografie Donatella Cantagallo, Gabriele Palloni, Enzo Pardeo
scene Mirco Rocchi
costumi Loredana Riccetti
disegno luci Francesco Bianchi
illustrazione ed elementi scenici Camilla Tosi

 

 

 

Presentazione:

Le Danze di Billy e Dijana non è una semplice pièce teatrale…è molto, molto di più…è una suite musicale nell’intensità espressiva, insieme violenta e struggente, nella sorprendente ricchezza di dinamiche, nelle magiche sonorità del linguaggio.

7 le sequenze tra sogno e realtà della storia di Billy e Dijana, 7 come i movimenti della suite che Tchaikovsky elaborò dal suo Schiaccianoci, 7 come le teste del re dei topi incoronate da 7 corone, 7 come le città che i bambini di Hamelin forse fondarono in Transilvania uscendo dal lato posteriore della caverna in cui tutti credevano fossero scomparsi per sempre: 7, nella simbologia il numero della perfezione del Creato.

La Danze di Billy e Dijana contiene l’incessante moto della vita, dell’anima, del desiderio di accogliere il legame, di perfezionare il sogno del legame, la cui purezza e innocenza sono minacciate dall’incubo dell’intrusione di una realtà perturbante fatta di pregiudizi, convenzioni, leggi morali, condizionamenti che, come topi, cercano di rosicchiare, consumare, distruggere l’impulso, lo slancio verso la vera libertà, che è la libertà di compiere il desiderio, il sogno.

La dimensione zingara, il campo nomadi, le usanze rom altro non sono che metafore di tutti noi, incastrati in una rete di fitte maglie durissime da recidere e che non ci permettono di sfuggire alle costrizioni, all’imposizione dei ruoli e delle distanze che di fatto ci impediscono di raggiungere quell’abbraccio accogliente e appagante che finalmente ci permetterebbe di assaporare la pienezza, di suonare la nostra melodia, di cantare la nostra canzone.

Troppi topi intorno, pochi i pifferai magici, rarissimi i principi Schiaccianoci che hanno il coraggio di sacrificarsi pur di sconfiggere l’indifferenza e la mediocrità di chi passivamente accetta le apparenze, chi instilla la diffidenza verso la diversità e nasconde la propria inadeguatezza vendendosi a un potere grigio e ottuso.

Le Danze di Billy e Dijana è la rappresentazione del viaggio, della lotta interiore di chi cerca ancora un varco verso la luce, verso le stelle per comporre la sua armonia e non teme di affrontare la paura, l’angoscia, l’oscurità.

È l’affanno di un’anima che chiede sottovoce, eppure con ineguagliabile potenza emotiva, disperatamente, le ali per volare non importa dove, ed entra, esce, si confonde, si perde tra sogno, incubo e realtà; come un’onda è impetuosa, strattonata, placata e poi ancora risucchiata da un’altra cattiveria, un altro abisso che la ferirà ancora e ancora. Ma la pulsione della fantasia, dell’immaginario, della libertà riafferma la sua forza e riuscirà, dopo molte prove e molta fatica, lacrime, sangue e fango, a oltrepassare il sipario del palcoscenico della vita e annunciare il suo “sì”, l’assoluto e infinito “sì” nietzscheano, alla vita, al mondo, all’amore

 

Guardava gli altri e cercava di imitarli. Così ha scoperto che il classico era molto bello. L’ha studiato per 4 anni.

Pensa che per essere ballerini perfetti bisogna essere in grado di fare quasi tutto.

Ringrazia molto la scuola, che gli ha insegnato a ballare e gli ha aperto tante possibilità.

Altrimenti sarebbe rimasto a far i balli da strada, come l’hip hop, senza conoscere mai il classico: prima pensava che è “per tutti i perfettini”…

Grazie alla scuola è andato anche in TV.

Pensa che il ballo classico è completamente diverso dall’hip Hop: deve essere “dolce”… soprattutto nel passo a due, balli in coppia…

quindi bisogna essere capaci di trasmettere da dentro questa dolcezza.

Dice che così può trasmettere la “persona buona” che è dentro di lui…

Quando balla il classico si “sente bene”, “alleggerito”…

La break trasmette energia e irruenza, il classico trasmette delicatezza, pazienza e dolcezza.

Per i Rom la danza è limitata ai propri balli… non è usuale tra i Rom il piacere del ballo moderno.

Lui la musica tradizionale Rom la sente solo per le feste, mai da sola, non come altri fanno al campo.

A scuola ha avuto in principio dei problemi di integrazione con gli altri ragazzi… si sentiva additato come “zingaro”…

tutti avevano paura che rubasse dalle borse e tutti si portavano sempre le borse dietro, guardandolo sospettosi.

Per un anno non ha fatto amicizie.

Poi le cose sono cambiate anche lì…ma ci son voluti due-tre anni per far capire che tipo di persona realmente fosse.

Per la danza classica ha ballato “Lo schiaccianoci”. È molto difficile.

Lui era il protagonista e aveva come oggetto di scena uno schiaccianoci enorme di cartone.

Lo ha ballato al Saschall, una grande teatro, ed ha avuto molti complimenti.

Ha ballato anche al Teatro Verdi. Billy dice che “il pubblico lo devi tenere alto”.

Sei tu solo sul palco che devi trasmettere loro e “fare cose impossibili”.

Devi ballare con forza per far vedere che te sei a ballare lì per loro. Il pubblico si è alzato per applaudirlo e lui si è messo a piangere.

Bisogna ballare per gli altri, ma anche per divertirsi… lui si diverte sul palco…

sul palco non si può ballare “col muso… devi avere il sorriso stampato in bocca e trasmetterlo al pubblico che ti diverti”.

Il nome “Billy” nasce in Italia, dal film di Billy Elliot, anche lui era un ragazzo che voleva ballare il classico

COMMENTI
di Daniela Bonfiglio

…Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare…

G. Carducci – da Davanti a San Guido