17 luglio 44Teatro del Legame

presenta

con il patrocinio di A.N.P.I. Oltrarno

FIRENZE 17 LUGLIO ’44

film documentario

 

sceneggiatura e regia Daniele Lamuraglia
musiche originali Alessandro Lamuraglia
animazioni Marco Serpieri

 

Prima: Firenze
Arena piccola di Campo di Marte, 2004

Presentazione

Il film, ambientato ai nostri giorni – il 17 luglio 2004 – racconta la storia di due donne che sono sospinte a trascorrere una giornata drammatica vissuta dalla città di Firenze esattamente 60 anni prima – il 17 luglio 1944 – a pochi giorni dalla Liberazione.

In quel giorno, due episodi s’intrecciarono: la strage compiuta dai fascisti nella popolare Piazza Tasso, che provocò la morte di cinque persone, fra le quali un bambino di 7 anni; e la morte di Bruno Fanciullacci, capo dei gappisti e punta avanzata della Resistenza fiorentina, per mano dei torturatori della Banda Carità.

Ognuna delle due donne segue un percorso geografico, personale e parallelo, che alla fine metterà in evidenza quanto siano state legate concretamente e simbolicamente allo stesso tempo, queste due vicende, e rivelino in una sola giornata una delle radici umane e storiche di questa città, ed in particolare del suo quartiere più identificativo: l’Oltrarno.

L’Oltrarno è il luogo di maggiore identità storica fiorentina: per non essere la parte del centro legata alla cultura e alla vita turistica e internazionale; per aver mantenuto una struttura architettonica che favorisce il legame sociale; per avere dei confini fisici e culturali ben identificabili.

L’Oltrarno ha vissuto un’identità popolare molto forte, fondata sul lavoro di artigianato. Una vita autonoma e autosufficiente in sé stessa indifferente ai condizionamenti esterni. Anche la povertà non è un limite, ma la si organizza per vivere.

Per la forte percezione che ha di sé è sempre riuscito a cogliere un’imposizione quando essa veniva dall’esterno, senza assorbirla inconsciamente. Non ha mai tollerato l’arroganza ed ha sempre avuto la forza di reagire a qualunque ordine o imposizione venisse “da fuori”.

Bruno Fanciullacci era un ragazzino d’Oltrarno, con una gran voglia di vivere, di viaggiare per il mondo. Ma anche con un forte senso della dignità, che lo portava a riflettere quando questa veniva calpestata dall’arroganza e dalla violenza fisica o morale.

Piazza Tasso era la piazza più popolare d’Oltrarno, ed ogni giorno era riempita da più di cento ragazzini, che la vivificavano con i loro giochi. Un antico senso di appartenenza e d’identità segnava questo luogo, come il quartiere che lo circondava, e questo lo rendeva impermeabile a imposizioni esterne, ai soprusi, fino all’aperta ribellione.

Le due donne si trovano inizialmente ognuna da sola su un confine opposto dell’Oltrarno, un ponte e una porta: Ponte alla Carraia e Porta San Frediano.

Una donna è appoggiata alle spallette del ponte a guardare l’acqua e a guardarsi, a riflettere su se stessa. Vorrebbe scrivere un diario, ma le pagine restano vuote: non c’è niente di cui vale la pena scrivere. Poi sente una voce (quella di Beppina Fanciullacci, sorella di Bruno), si alza, inforca la bicicletta e pedala, entra nel quartiere.

L’altra donna cammina correndo per le strade (sullo sfondo le botteghe del quartiere che scorrono, nel loro misto di antico e moderno), e cercando di ricordarsi piccole esigenze di vita quotidiana. Poi si apre di fronte a lei Piazza Tasso. Si siede su una panchina, apre un libro (Il Quartiere di Vasco Pratolini), ma alle parole scritte si sovrappongono le voci del quartiere.

Il tempo vuoto della prima donna comincia a correre, il tempo pieno della seconda si ferma.

E arriva la memoria: delle voci di memoria.

Le due donne sono lì ad evocare il rapporto tra il Tempo e la Memoria.

Una è sommersa da un tempo troppo vuoto, l’altra è immersa in un tempo troppo pieno.

Entrambe sono il segno di un’epoca – la nostra –senza equilibrio rispetto al Tempo.

E quindi rispetto alla Memoria.

Ecco perché oggi non c’è memoria: il Tempo è divenuto vuoto (le pagine del diario sono bianche e uguali, senza differenze) e nello stesso momento è divenuto troppo pieno, perché ce lo hanno riempito di superfluo (con il consumismo).

La Memoria è scomparsa perché è scomparso l’equilibrio del Tempo, e la differenza tra i Valori.

L’acqua del fiume, le pietre del quartiere, evocano delle voci che creano quella sospensione del Tempo attraverso la quale le due donne ripercorreranno le due storie, quella di Fanciullacci e quella di Piazza Tasso, raccontate dagli stessi testimoni che le vissero, e che infine confluiranno nella giornata fatidica del 17 luglio 1944.

I testimoni incontrati sui due cammini di questa ricerca, diventano quindi i personaggi di questo film: Giagiarma, il compagno gappista di Fanciullacci, Beppina, la sorella; e per la strage di Piazza Tasso, Paolo Poli, fratello del piccolo Ivo, che visse accanto al fratello i drammatici momenti della sparatoria; così come Roberto e Stelio Ciulli che erano in quel momento a giocare con lui; Sergio Guerrini (figlio di Augusto, un grande militante antifascista) che era affacciato alla finestra; Elvira e Marisa, amiche della madre di Ivo, ed ancor oggi amate abitanti della piazza.

Un film che spiega come può scattare l’esigenza e il desiderio della memoria, come sia legata l’antica cultura popolare di un quartiere all’impeto della resistenza, come sia possibile per un giovane trovare il coraggio di dedicare la sua vita per l’ideale della libertà e della giustizia.

www.worldtheater-tv.com/firenze44.html

APPUNTI

ad Ivo Poli, innocente vittima della strage di Piazza Tasso del 17 luglio ’44

IVO CORRE

Bambini

chi era Tasso?

non si sa

è una piazza, e basta

“la” piazza

neanche

è lo spazio per correre e giocare

e basta

inseguirsi, prendersi, lasciarsi andare, per inseguirsi di nuovo

correre

sassi, terra e sassi, pietre, dure

ginocchia rosse di sangue che cola e si coagula

rimane lì come macchie di colore colato e fissato

per nuove ferite colorate di rosso

che si sovrappongono

fionde e sassi

fionde e frecce

si fa la guerra

è già entrato nelle orecchie il rombo tremendo della guerra

aerei e bombe

troppo forte, troppo rumore,

e non si poteva correre da nessuna parte

arrivava dal cielo, una guerra

del cielo

contro la terra

senza scampo per la terra, nessun rifugio se non

sotto terra

sparire dalla terra, ogni volta, per non sparire

in cielo

ma nel gioco della guerra dei bambini

si sentono grida gioiose, respiro affannato e felice

palpiti del cuore perché si è tutti lì

non c’è niente per nascondersi qui

non c’è niente su questa arena desolata di sassi

solo correre di bambini

e si fa la guerra

si lancia con la fionda la freccia

si colpisce, si muore

è obbligatorio cascare in terra

è una regola del gioco.

Grida di gioia dei bambini coprono tutto

non si sente nient’altro

non si sente una macchina arrivare

degli uomini scendere, puntare i mitagliatori, sparare

alla cieca, come quando arriva la falce e porta via tutto quello che cresce

che voleva crescere ancora

non si sente niente

solo come un’ondata di vento

che apre l’erba

che vola a destra e a sinistra

fiori tranciati senza perché

non si sente niente sopra le grida dei bambini

più forti di quelle dei grandi

corrono ancora i bambini

verso le madri che li chiamano

che li chiamano sempre

che sempre disubbidiscono

che non vogliono rientrare a casa

perché rientrare di già a casa

senza aver finito di giocare?

Ivo l’ho colpito ma non cade

continua a correre

non rispetta le regole

corre verso casa perché i fratelli corrono verso casa

se corrono loro, allora corre anche lui

allora corro anch’io

dietro di lui

e dietro di lui seguo le sue gocce di sangue

non escono dalle ginocchia

le sue ginocchia corrono velocemente

il sangue cola da sopra

cola dai suoi vestiti

cola da dentro di lui

molto sangue

corro sopra il suo sangue questa volta

dove ce l’aveva tutto questo sangue?

quanto sangue si può avere dentro?

quanto sangue può colare per continuare a correre?

molto più di quello che gli colava sempre dalle ginocchia

tutti corriamo sul sangue per arrivare alle nostre case

i nostri corridoi nei quali corriamo

ora sono tutti rossi

Madre che aspetta, figlio che corre,

madre che conta, figli che passano

madre che sbarra la porta, salva i suoi figli

ti aspettiamo in cucina madre

vieni ad aiutarci ancora

a proteggerci

non sappiamo ancora piangere

per questo

per questo tuo figlio

che sta disteso dove tu ci porgevi il cibo

nel posto

del nostro pane quotidiano

ora c’è un piccolo corpo

il corpo generato dal tuo grembo

che la tavola profana

ora rende

un piccolo altare

vieni madre

dicci la tua preghiera

ancora una volta

chiamaci

richiamaci

pregaci di rientrare:

ora sappiamo solo stare tutti fermi

immobili, silenziosi

intorno a questo piccolo altare

senza più correre

a pregare che solo lui

possa ancora correre.

Toccalo tu madre

solo tu

digli che lui solo può uscire

e andare a correre

noi restiamo fermi

a guardarlo correre

toccalo

abbraccialo

abbracciaci tutti

se no

non correremo mai più.

Daniele Lamuraglia

IL FILM