Locandina MiRammento

Teatro del Legame

presenta

MIRAMMENTO
un’altra Civiltà 1940 – 1960

di Giovanni Caselli

regia di Daniele Lamuraglia

 

Presentazione

MiRammento è un piccolo affresco storico che ci illustra quei vent’anni che hanno segnato l’epocale passaggio da un’antica civiltà fondata sull’essere umano, all’attuale società dei consumi dominata dalla tecnologia.
L’impronta più immediata di questa differenza d’umanità è data dalla lingua popolare, un toscano ancora ricco di coloriture, sonorità, invenzioni, vocaboli legati all’universo quotidiano, piccolo e grande: dagli strumenti di lavoro alle leggende, dai soprannomi alle imprecazioni, in un intreccio di sacro e profano che accompagna lo scandire delle ore di una giornata che comincia col sole e finisce con la luna.

Un ruolo fondamentale lo gioca il cibo, presenza ricorrente per tutto lo spettacolo, segnando anche la distinzione tra i ceti sociali, dove l’alta cucina è spesso una traduzione dalle ricette e dai nomi francesi, mentre quella popolare evidenzia la coincidenza fra chi lo produce e chi lo consuma, fra le mani di chi lo ha coltivato o allevato e quelle di chi lo prepara e lo mangia, in una intensa sintonia fra la terra e la tavola.

La storia è ambientata nel piccolo abitato di Candeli, non molto lontano dalla città di Firenze, dal quale si può scorgere il Cupolone di Brunelleschi. Le vicende messe in scena sono state realmente vissute dall’autore Giovanni Caselli, antropologo e storico del territorio, che ha insegnato in università inglesi e dalle quali ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti.

I suoi primi vent’anni di vita sono quelli che vedono la dissoluzione del precedente ventennio fascista, e corrispondono a quella radicale trasformazione della società che al suo termine inaugurerà l’era del consumismo e dell’omologazione, come spiegava Pier Paolo Pasolini.
I dialoghi e le frasi che disegnano i ritratti dei suoi familiari, amici, compaesani, ci riportano alla luce una varietà di caratteri che emanano una naturale e feconda teatralità, e una specificità di sentimenti e attitudini che li rende dei personaggi straordinari e autentici.

Rivedremo dunque come si vivevano le feste, il Natale e la Befana, qual era il legame coi libri e la lettura, come si risolvevano le diatribe tra vicini, come si è vissuto il passaggio della guerra e del nazismo, qual era il rapporto con l’aristocrazia, quali erano gli antichi mestieri come il renaiolo, il legnaiolo, il venditore di castagne, che ruolo giocavano alcuni tipi inclassificabili che oggi sarebbero reclusi o tenuti ai margini, l’arrivo dall’America della nuova musica, del ballo, degli eroi e dei divi del cinema, quel sogno ad occhi aperti che veniva proiettato sullo schermo gigante, e soprattutto l’incanto che suscitava la saggezza degli anziani. Nel finale sarà proprio il Nonno, depositario di quelle antiche verità, a ricomparire al nipote dall’al di là, e ad ascoltare stupito e perplesso la descrizione di un mondo contemporaneo che ha perduto i suoi punti di riferimento.

Rievocata dalla magica parola del Mi Rammento, questa molteplice umanità viene a risvegliare le nostre coscienze da una certa grigia uniformità che ormai da anni ci sta avvolgendo: è arrivato il tempo di rammentare quest’altra civiltà, di risvegliare quanto di più vitale possedeva, per poter almeno avvertire e immaginare altri cammini verso un futuro costruito nuovamente a misura d’umanità.